Eichmann. Dove inizia la notte by Stefano Massini

Eichmann. Dove inizia la notte by Stefano Massini

autore:Stefano Massini [Massini, Stefano]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


HANNAH

Eppure parlava l’yiddish, era un ingegnere.

EICHMANN

Era questo a farmi impazzire. Himmler mi diceva “sei un bravo ufficiale, questo lo so”. Ma intanto la foto con Hitler non ce l’avevo.

HANNAH

(lo fissa) Du bist nisht geven keyn guter ofitsir, ikh bin zikher fun dem.

EICHMANN

Prego?

HANNAH

Una semplicissima frase in yiddish, Herr Eichmann. Du bist nisht geven keyn guter ofitsir, ikh bin zikher fun dem... Non la comprende?

EICHMANN

Certo, sì.

HANNAH

Lei non conosce nemmeno l’yiddish. Quel posto a Vienna lo ebbe fingendo. Si vantò: “Gli ebrei con me non hanno segreti”. Era tutto falso. Com’è falso che era un ingegnere.

EICHMANN

Di vero c’è che nessuno, in tutto il Reich, poteva tenere in piedi una macchina enorme come quella che io – ogni giorno – controllavo. Nessuno, mi spiego? Traduca questo, se vuole, in yiddish. Le dirò di più: nei campi di lavoro ho salvato migliaia di voi. Vi ho sentiti sputare sulle grandi fabbriche tedesche. La I.G. Farben, la Krupp, la Siemens-Schuckert. Se oggi tanti sono vivi, si deve a loro.

HANNAH

Ma lei si ascolta quando parla? A sentire i suoi discorsi, gli ebrei sopravvissuti dovrebbero solo ringraziare. Prima ha detto “lo devono a me”, adesso alle fabbriche. Cosa dovremmo fare, avanti, me lo spieghi, sdraiarci ai piedi di chi? Ai suoi? A quelli di un industriale?

EICHMANN

Decidevo io dove mandare i treni. D’accordo? Era mia competenza. Milioni di ebrei. Decisi di farli lavorare. Fu l’industria a dargli un senso.

HANNAH

I cavalli che non sanno vincere.

EICHMANN

Quei cavalli li occuparono. Lo comprende questo? Si deve a me. Qualcuno già parlava di farvi tutti fuori, gli industriali alzarono la mano, dissero “è uno spreco, li usiamo noi, dateli a noi, ci saranno utili”. Chi crede li avesse autorizzati? Beh, ce l’ha davanti. E lavorare, credo, è un’opzione migliore che morire.

HANNAH

Le acciaierie Krupp sfruttavano la manodopera di Auschwitz, Herr Eichmann. Stessa cosa fecero le altre. Costruirono padiglioni di lavoro accanto ai lager: si mettevano in tasca 12 ore di turno gratuito.

EICHMANN

Pretende che il Reich pagasse i deportati?

HANNAH

Su 35.000 che passarono dai loro reparti, è uscito vivo neanche uno su tre.

EICHMANN

Hanno avuto una possibilità. Almeno. Una su tre, certo. Ma l’hanno avuta.

HANNAH

È di questo che dovrebbero ringraziare?

EICHMANN

Quel che venne dopo fu molto peggio.

HANNAH

Se quindi un balordo per strada le spara alle gambe, lei lo ringrazia per tutta la vita, solo perché non ha mirato al cuore. È pura bontà: lei non cammina più, ma si sente debitore, gli vuol bene.

EICHMANN

Mi perdoni: dove si trovava, lei, nel 1941?

HANNAH

Non ero in Europa.

EICHMANN

Mi risulta insegnasse in America, all’università.

HANNAH

Anche di questo dovrei ringraziare voi? Se me ne sono andata – se me ne sono dovuta andare – se ho lasciato tutto, devo dirle grazie? Perché? Perché non ce l’avete fatta a farmi fuori?

EICHMANN

Non è questo il punto. Lei non c’era, Frau Arendt. Non era là, non è stata nei campi, non ha respirato quell’aria. La vita, la morte, la sopravvivenza... tutto aveva un colore diverso, mi creda. È come al fronte, in trincea, quando tutto scoppia e il sangue ti scorre addosso come sudore: lei non può pensare che



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